sabato 23 gennaio 2016

Forthyto: “Radio Interference” [Dodicilune, 2015]

Il chitarrista e cantante Vito Quaranta, conosciuto come Forthyto, chiama a raccolta un gruppo di musicisti dalla forte personalità artistica, come Luca Aquino alla tromba, Antonello Salis alla fisarmonica e Arup Kanti Das alla tabla e voce, per ampliare gli orizzonti timbrici del suo trio, completato da Giorgio Vendola al contrabbasso e Mimmo Campanile alla batteria. L’album si rivela stilisticamente sfaccettato, con brani, presi da repertori tra loro lontani, da J.S. Bach ai Led Zeppelin, votati alle melodie cantabili, dove la chitarra del leader è sia raccordo di coerenza tra le varie componenti formali ed espressive, sia punto di primo piano nei temi proposti. Forthyto mostra un fraseggio strumentale fluido con richiami blues, si ritaglia introspettivi momenti in solo e arrangia i dodici brani in programma con dovizia di particolari e grande attenzione verso gli accostamenti timbrici.

Mux: “Viale Redi Blues” [Dodicilune, 2015]

“Viale Redi Blues” è il primo lavoro firmato dai Mux, un sestetto composto da Gaia Mattiuzzi alla voce, Pasquale Mirra al vibrafono, Achille Succi al sax, clarinetto e flauto, Francesco Cavanese alla chitarra, Filippo Pedol al contrabbasso e basso elettrico e da Stefano Rapicavoli alla batteria. Quest’ultimo, che ha curato gli arrangiamenti e firmato i tre originali presenti in scaletta, presenta il progetto in questo modo: «Ho seguito più la componente emozionale che quella del calcolo e della costruzione. Ogni pezzo l’ho pensato come un’immagine, un ambiente, un paesaggio o una sensazione da trasmettere». Il lavoro presenta ampie pagine d’improvvisazione, attraverso la quale temi celebri, come Moonlight Serenade o My Favorite Things, subiscono un significativo lavoro di rilettura, per un insieme al tempo stesso mutevole nelle forme e coerente nelle intenzioni. In particolare, è la voce di Gaia Mattiuzzi a spostare l’epicentro caratteriale dell’album da momenti eleganti e misurati ad altri visionari e ipnotici.

martedì 19 gennaio 2016

Mirko Signorile: “Waiting For You” [Auand Records, 2015]

Nove brani, dei quali perlopiù standard, compongono la scaletta di “Waiting For You”, l’album che Mirko Signorile realizza con Marco Bardoscia al contrabbasso e Fabio Accardi alla batteria. In una nota stampa di presentazione è il pianista pugliese a descriverci le intenzioni del lavoro: «Avevo voglia di tuffarmi nel puro piacere di suonare. Per me gli standard rappresentano esattamente questo: un territorio in cui muovermi con naturalezza e disinvoltura». Signorile ama suonare i temi melodicamente cantabili, e in questo episodio ce ne dà ulteriore prova, con eleganza estrema (Moon River), con fantasia (Você Abusou), e con classe (Love Theme From Spartacus).

Seby Burgio: “Bounce” [Auand Records, 2015]

In “Bounce” troviamo il pianista Seby Burgio a capo del trio completato da Luca Bulgarelli al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria. Fatta eccezione per un paio di rivisitazioni, tra le quali una frizzante Bright Mississippi di Thelonious Monk, il lavoro presenta solo originali scritti dal leader. Burgio pone il suo pianismo al centro delle forme dell’intero album, stilisticamente a cavallo tra swing e bop, spostando il baricentro espressivo in diverse ambientazioni, da momenti intimi e introspettivi, passando per situazioni dai richiami afro, fino ad altre dove il trio dà fondo alla propria capacità di coinvolgimento, come nell’iniziale Follow Me.

lunedì 18 gennaio 2016

Mette Henriette: “o - Ø” [ECM, 2CD 2015]

La sassofonista Mette Henriette pubblica su etichetta ECM un doppio CD, realizzato in un arco temporale a cavallo tra il 2013 e il 2014: il primo, indicato all’interno del booklet come “o”, in trio con Johan Lindvall al pianoforte, autore di tre brani in scaletta, e Katrine Schiøtt al violoncello; il secondo, completamente firmato dalla Henriette, con un ensemble di tredici musicisti, che prevede fiati, archi, bandoneon e sezione ritmica. Nella musica prodotta dal trio prevale un profondo senso di riflessione, caratterizzato da tempi dilatati, pause, movimenti misurati e suoni che si susseguono senza fretta alcuna. Il suono del sax è centrale nelle dinamiche, anche se non sottrae mai “respiro” ai brani proposti, alcuni dei quali si rivelano come brevi accenni, come fossero piccoli tratti a matita su ampi fogli bianchi. Il mood non varia di molto anche nel secondo CD, contraddistinto dal simbolo “Ø”, anche se in certe situazioni Mette Henriette libera la propria arte visionaria da schemi e significati, per proiettarsi in slanci free inattesi quanto utili ad allargare lo spettro espressivo e formale dell’intero lavoro.

sabato 16 gennaio 2016

Trio Immaginario: “Danze d’autunno” [Piccola Orchestra Records, 2015]

Dietro la sigla Trio Immaginario troviamo Roberto Bindoni alla chitarra elettrica, Matteo Cuzzolin al sax tenore e Nelide Bandello alla batteria. Il loro “Danze d’autunno” si basa principalmente su composizioni di Bindoni, il quale riversa nella sua scrittura la passione per la stagione autunnale. Ne deriva una musica che rivela stati d’animo chiaroscurali, intimisti, basata su ritmi sospesi, timbri tenui e melodie melanconiche. Di particolare interesse è l’accostamento timbrico tra chitarra e sax, capace di produrre dialoghi, rimandi e sottintesi dal profondo scavo espressivo, su forme in equilibrio tra improvvisazione e scrittura. I tre si regalano tempo per suonare, senza fretta, dando luogo a significati e atmosfere che si realizzano attraverso preziose lentezze.

venerdì 15 gennaio 2016

Rino Arbore feat. Michel Godard: “The Roots Of Unity” [Dodicilune, 2015]

Nove brani firmati da Rino Arbore compongono la scaletta di questo lavoro, dove troviamo il chitarrista a capo di un quartetto completato da Michel Godard (tuba e serpentone), Mike Rubini (sax e flauto) e Pippo D’Ambrosio (batteria e percussioni). Concettualmente l’album si sviluppa attorno all’idea di unità culturale, tradotta in copertina dalla coincidenza iconografica tra la figura della Madonna addolorata e quella delle donne arabe con il velo. Convergenze culturali che danno luogo a una musica che richiama riti popolari e religiosi unendoli con una certa avanguardia espressiva, con ritmi dilatati, melodie sospese, modi di operare talvolta essenziali e ridotti al minimo accenno o votati al suono d’insieme e privo di esitazioni. Arbore non invade mai gli spazi di manovra degli altri interpreti, cosicché a emergere è un peculiare profilo timbrico, lontano da cliché e canoni stereotipati.

giovedì 14 gennaio 2016

Roberto Ottaviano: “Astrolabio” [Dodicilune, 2015]

Per il suo “Astrolabio” il sassofonista Roberto Ottaviano organizza un quartetto dalla particolare cubatura timbrica, che prevede Gianluigi Trovesi al clarinetto, Glenn Ferris al trombone e Michel Godard alla tuba. Ottaviano, come i naviganti utilizzavano l’astrolabio per le loro avventurose rotte nautiche, solca i mari espressivi di quest’album dirigendosi in posti lontani e carichi di mistero. È lui stesso a parlarne nelle note di presentazione: «Attraverso la riscrittura e l’interpretazione contemporanea di pagine ispirate dall’antichità, immaginiamo un cavaliere come quell’Antonious Block evocato dal “Seventh Seal” di Ingmar Bergman, accompagnarsi nel suo lento viaggio sulle strade, attraverso i borghi, verso gli antichi monasteri, ricreando le radici di un approccio culturale con i secoli passati che non sia semplicemente folklorico, ma entri nella profondità della psicologia dell’uomo medievale». Idee tradotte in musica attraverso un approccio d’insieme coeso, dove la melodia è al centro del discorso formale, e dove i temi, tra originali di Ottaviano e alcune rivisitazioni, si sviluppano con misura, in una sorta di meditazione ipnotica e inattesa. Le intelaiature ritmiche rimangono spesso in filigrana, quasi sospese, e ogni interprete ha modo di inserire frasi funzionali nei meccanismi idiomatici del quartetto.

martedì 12 gennaio 2016

Rossano Baldini: “Light” [Albóre Records, 2015]

Rossano Baldini, Pierpaolo Ranieri, Michele Rabbia e Gianluca Petrella si danno appuntamento ai Revolver Studios di Roma per dare forma a “Light”, l’album edito dalla Albóre Records del produttore giapponese Satoshi Toyoda. Pianoforte, trombone, basso elettrico, percussioni e una fitta rete di suoni elettronici sono gli ingredienti di un lavoro che si dirige verso territori stilistici inediti, o appena riferibili a una certa avanguardia concettuale, intesa come voglia di smarcamento da schemi prevedibili e canoni preconfezionati. In programma troviamo otto tracce, colme di passaggi improvvisati, segnate da loop ipnotici e piani sonori che si susseguono, in certi casi con essenziale cautela, in altri senza soluzione di continuità. Musica approcciata con spirito di sottrazione e leggerezza strutturale, per un insieme dal profondo scavo espressivo.

Paolo Recchia: “Peace Hotel” [Albóre Records, 2015]

Tra originali e standard, come la conclusiva Every Time We Say Goodbye di Cole Porter, Paolo Recchia disegna la scaletta del suo “Peace Hotel”, l’album registrato in trio con Enrico Bracco alla chitarra elettrica e Nicola Borrelli al contrabbasso. Le atmosfere risultano rilassate, mansuete, in linea con il titolo programmatico dell’album, per un insieme che riflette relax esecutivo e un evidente senso di interplay tra i protagonisti. Il sassofonista evidenzia il suo rapporto con la tradizione jazzistica, proponendo però una cifra stilistica “viva”, capace di prendere corpo con semplicità e caratterizzata da melodie ariose e cantabili.

lunedì 11 gennaio 2016

Saul Zebulon Rubin: “The Zebtet” [Red Records, 2015]

Ben ancorato alla tradizione jazzistica, quanto aperto a una modernità espressiva riferibile all’attuale scena newyorkese, il chitarrista Saul “Zebulon” Rubin mette in fila dieci brani, tra originali e rivisitazioni, nella scaletta di questo lavoro svolto con varie formazioni, dal duo al quintetto. Tra i protagonisti dell’album, prodotto dalla Red Records di Sergio Veschi, troviamo Johnny O’Neal, voce ospite in un’essenziale versione di Make Someone Happy; Fabio Morgera alla tromba e Stacy Dillard al sax tenore, entrambi capaci di imprimere con i loro interventi un forte senso del blues alle atmosfere dei brani; Ben Meigners al contrabbasso e Brandon Lewis alla batteria, pronti nel carezzare i tempi nelle ballad e all’occorrenza di ingranare marce ritmiche sostenute. Musicisti duttili, guidati da un leader che si distingue per il suo relax esecutivo, la profonda espressività melodica e per un caldo timbro strumentale.