sabato 17 settembre 2011

schegge di ascolto #2


The Megs: Jealousy
L’album d’esordio dei The Megs profuma di rock in senso stretto, fatto con la giusta grinta, passione autentica e piglio personale forgiato su una corretta dose di ammirazione nei confronti di realtà più affermate.

Paramount Styles: Heaven’s Alright
I Paramount Styles tornano in pista con un nuovo album in studio a distanza di tre anni da “Failure American Style” e dopo aver macinato una nutrita serie di live performance, che hanno delineato in maniera decisiva il carattere e l’approccio stilistico della band fondata nel 2005 da Scott McCloud (ex Girls Against Boys) in quel di New York.

Vitas Guerulaïtis: Vitas Guerulaïtis
Quella dei Vitas Guerulaïtis è una miscela stilistica che non può lasciare indifferenti, dove interagiscono un approccio tecnico sporco, che per intenderci definiremo punk, una capacità di scolpire le forme delle otto tracce in scaletta con modalità free – nell’accezione più ampia del termine -, e una verve esecutiva che non viene mai usata con parsimonia.

Wolfang Shock: Viola
Niente di nuovo nello stile e nell’approccio esecutivo dei Wolfang Shock, band nata nella provincia di Pescara con all’attivo un Ep omonimo e una manciata di live performance in ambito locale. I ragazzi giocano a carte scoperte, cosicchè le loro attitudini sono ben chiare in “Loop Day”, brano con velleità da singolo di successo.

Peter Kernel: White Death Black Heart
La band trova nella voce sensuale quanto basta di Barbara Lehnhoff il suo tratto di riconoscimento, mentre Aris Bassetti (chitarra) e Ema Matis (batteria) riescono a costruire un’intelaiatura rimico/melodica capace di creare, senza mai invadere troppo il campo, uno sfondo pronto ai cambi di scenario, vivo e scintillante.

Agrado: Rumore Bianco
Quando è il rifacimento di un brano molto famoso la traccia meglio riuscita di una scaletta c’è da diffidare, a ragion veduta, dal resto del programma. È il caso di “Piccola Luce”, versione in italiano dell’evergreen “Change” dei Tears For Fears, che gli Agrado producono mettendo in risalto una buona duttilità esecutiva, e una decisa voglia di andare a pizzicare le giuste corde emozionali.

Ozmo: Ozmo
Quella prodotta dagli Ozmo è musica per menti libere, che non conoscono, o quanto meno ignorano volonatariamente, quali siano i confini dell’espressività e il reale significato delle etichette stilistiche. Per ora noi la chiameremo free music, ma giusto per lasciare intendere in che territorio agisce questa band.

MU: Sensilenti
Sviluppi formali giocati su tempi di media velocità, enfasi timbrica, dettagli in risalto e giusta mescolanza di stili e derive espressive fanno di “Sensilenti” un lavoro godibile, che si lascia ascoltare nella sua interezza.

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